Emicrania: Effetti della Cannabis, conclusioni dei più recenti studi
Emicrania e Cannabis: Come già dimostrato in uno studio volto a valutare l’efficacia dell’utilizzo di fiori di Cannabis essiccati in tempo reale (il tipo di prodotto a base di Cannabis più utilizzato negli Stati Uniti) per il trattamento del dolore correlato al mal di testa e all’emicrania, comprese le associazioni tra le diverse caratteristiche del prodotto e i cambiamenti nell’intensità dei sintomi a seguito del consumo, svolto tramite l’applicazione Releaf, (del quale trovate una traduzione qui) in un altro recente studio svolto tramite l’applicazione Strainprint si è cercato di determinare se l’inalazione di Cannabis riduce i sintomi del mal di testa e dell’emicrania, nonché se il sesso, il tipo di Cannabis (concentrato vs fiore), la quantità di cannabidiolo (CBD) e tetraidrocannabinolo (THC) o la dose contribuiscono ai cambiamenti in queste valutazioni e se con l’uso prolungato si sviluppai una tolleranza.
Le conclusioni ci dicono che ci sono state riduzioni significative nelle valutazioni del mal di testa e dell’emicrania dopo l’uso di Cannabis. Gli uomini hanno riportato riduzioni maggiori del mal di testa rispetto alle donne e l’uso di concentrati è stato associato a riduzioni maggiori del mal di testa rispetto ai fiori. Nello specifico si conclude che la Cannabis inalata riduce il mal di testa auto-riferito e la gravità dell’emicrania di circa il 50%. ma che tuttavia, la sua efficacia sembra diminuire col tempo e che per questo motivo i pazienti sembrano dover utilizzare dosi maggiori, suggerendo che la tolleranza a questi effetti può svilupparsi con l’uso continuato.
Questa circostanza è già nota da anni negli Stati Uniti perchè, come spiega Michael Cheng su Flowertown.com, il THC si lega ai recettori del sistema endocannabinoide, che può accettare una varietà di neurotrasmettitori come ad esempio l’anandamide, i quali possono esplicare varie funzioni come influenzare lo stress, l’appetito, il dolore o il sonno. Quando il THC si lega ai suoi recettori, otteniamo la comune sensazione di “sballo” e, naturalmente, gli effetti periferici che modulano il nostro stress, appetito, dolore e sonno. Come sistema di autoregolazione, il corpo imporrà attivamente misure per limitare gli effetti del THC se esposto ad esso frequentemente o per periodi di tempo prolungati. Il cervello lo fa desensibilizzando (indebolendo) e interiorizzando (ritraendo) i recettori CB1, rendendo l’esperienza complessiva meno intensa. Questo è ciò che accade all’interno del corpo quando si sviluppa la cosiddetta “tolleranza”. I veterani di guerra americani utilizzano il termine “t-break” per riferirsi a un periodo intenzionale di astinenza al fine di ripristinare la tolleranza. Se si è un consumatore abituale possono essere necessarie fino a 4 settimane per tornare completamente alla propria sensibilità di base . Molte persone avvertiranno la maggiore sensibilità in pochi giorni, quindi una pausa di 1-4 settimane può essere efficace.
L’uso della Cannabis per curare il mal di testa risale a centinaia o migliaia di anni fa, ed oggi quasi il 36% tra i consumatori di Cannabis terapeutica statunitensi ha riferito di usarla per queste patologie. Allo stesso modo, il 40% dei pazienti per i quali è stata raccomandata la per l’emicrania ha riportato un effetto positivo, con una diminuzione del frequenza dell’emicrania da 10,4 a 4,6 emicranie / mese, sempre secondo i dati dello studio pubblicati dal Journal of pain. Un altro studio ha rilevato che circa due terzi dei consumatori ha indicato una diminuzione da lieve a sostanziale nell’uso di altri farmaci per l’emicrania dopo aver iniziato l’uso di cannabis terapeutica. Questi studi suggeriscono che molti individui la usano per curare il mal di testa e l’emicrania e che si ottengono alcuni benefici terapeutici. Ad oggi, tuttavia, ci sono pochi studi in materia, tra cui uno randomizzato in doppio cieco sul trattamento con cannabinoidi per il mal di testa e l’emicrania. Questo studio è stato condotto in 30 pazienti ambulatoriali con cefalea da uso eccessivo di farmaci ed ha dimostrato che il nabilone (un cannabinoide sintetico) era più efficace dell’ibuprofene nel ridurre l’intensità del dolore, ridurre l’assunzione di altri analgesici e aumentare la qualità della vita. Uno dei limiti di studi del genere è che, trattandosi di un singolo principio attivo sintetico non si è potuto valutare l’effetto entourage che la Cannabis innesca quando viene assunta come infiorescenza.
Sulla base di studi preclinici che mostrano una maggiore sensibilità antinocicettiva ai cannabinoidi nelle femmine rispetto ai maschi, si può concludere che l’efficacia analgesica percepita della cannabis sia maggiore nelle donne rispetto agli uomini. Considerato che il miglioramento dell’antinociezione indotta dal THC in concomitanza con l’uso di CBD (effetto entourage) è stato riscontrato negli studi su animali (PubMed), ed alla luce delle dichiarazioni del dottor Raphael Mecholaum e del dottor Ethan Russo si è propensi a credere che il rapporto tra THC e CBD modula alcuni effetti della cannabis, per questo si sono esplorate anche le interazioni tra THC e CBD nel prevedere cambiamenti nel mal di testa e valutazioni di gravità dell’emicrania.
Il terzo obiettivo dello studio pubblicato sul Journal of pain era studiare lo sviluppo della tolleranza ai presunti effetti della Cannabis ed esaminare il cambiamento nelle valutazioni di base della gravità del mal di testa / emicrania in funzione dell’uso ripetuto per gestire questi sintomi. Quest’ultimo studio è stato effettuato considerando che la tolleranza tra i consumatori cronici è stata ben documentata, così come il fenomeno della cefalea da uso eccessivo di farmaci, che si verifica in circa il 15% dei pazienti con emicrania, ed entrambi possono essere correlati allo sviluppo della tolleranza stessa.
Le conclusioni dello studio indicano che la Cannabis inalata riduce i livelli di gravità del mal di testa e dell’emicrania di circa il 50%. L’uso ripetuto di Cannabis è associato alla tolleranza ai suoi effetti, rendendo la tolleranza un fattore di rischio per curare il mal di testa e l’emicrania. Tuttavia, la Cannabis non sembra portare al mal di testa da uso eccessivo di farmaci associato ad altri trattamenti convenzionali, il che significa che l’uso non peggiora il mal di testa o l’emicrania nel tempo. Sono garantiti futuri studi clinici in doppio cieco, controllati con placebo, che aiuteranno a escludere gli effetti placebo e forniranno un esame più controllato della dose, del tipo di cannabis, delle interazioni di THC e di CBD e tra THC e CBD.
Un altro studio, pubblicato dall’ Headache Journal, riesamina la letteratura medica per l’uso di Cannabis / cannabinoidi nel trattamento di emicrania, mal di testa, dolore facciale e altre sindromi dolorose croniche, allo scopo di evidenziare le prove di un potenziale ruolo della stessa nella lotta contro l’epidemia di oppioidi. Questo studio è stato svolto riesaminando la letteratura medica che coinvolge cannabinoidi maggiori e minori, terpeni primari e secondari e flavonoidi che sono alla base dell’effetto entourage e riassume i benefici medicinali individuali di queste sostanze, comprese le proprietà analgesiche e antinfiammatorie. Le conclusioni dello studio sono che ci sono prove sempre più numerose di vari benefici terapeutici della cannabis / cannabinoidi, specialmente nel trattamento del dolore, che possono essere applicati anche al trattamento dell’emicrania e del mal di testa. Ci sono anche prove a sostegno del fatto che la Cannabis può aiutare nella disintossicazione da oppioidi, rendendola così una potenziale arma nella lotta contro l’epidemia di oppioidi e dimostrando non essere una sostanza di passaggio “in entrata” ossia che porta ad un escalation nel consumo di stupefacenti, bensì l’esatto contrario, una sostanza utile per limitare o eliminare l’utilizzo degli oppioidi, che causano migliaia di morti ogni anno.
La scienza della Cannabis è un settore ed un’industria medica in rapida evoluzione con standard di produzione sempre più regolamentati. Sono previste ulteriori ricerche per ottimizzare lo sviluppo di rapporti sinergici specifici per ceppo di cannabinoidi, terpeni e altri fitochimici per ottenere migliori terapie mirate volte a contrastare sintomi e malattie specifici.
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Di Luca Zarathustra Lecca collaboratore Comitato Pazienti Cannabis Medica